Natura deficit, fortuna mutatur, deus omnia cernit
Dostoevskij o lo ami o lo odi. O forse è una cazzata… perché a me piace, ma non è amore. Punto.
Ho letto praticamente tutto ciò che ha scritto e, certo, non mi sono lasciata influenzare dal fatto che scrivesse a cottimo o che fosse un laico furbastro in veste di bigotto…
Che poi il “cottimo letterario” sia di per sé una genialata, e che un autore che fa il timorato di Dio quando non lo è affatto possa suonare divertente quanto insolito… bè… è tutta un’altra faccenda.
Cmq non è mia intenzione sparlucchiare di Fedor quest’oggi.
Ho in testa riflessioni disparate sul concetto di Giustizia: quella che non nuoce a nessuno, come dice il titolo.
E quindi… la mia idea di iustitia non è affatto “mia”, ma del buon vecchio Dostoevskij .
buon vecchio Fedor ti frego le idee
Nel 1789 viene pubblicato, sul Messaggero Russo, una sua opera, l’ultima, “I Fratelli Karamazov”, romanzo che ruota attorno alle vicende di questa famiglia.
Fedor fa appena in tempo a scriverla, poi tira le cuoia.
Il romanzo è un pò un pacco all’inizio, ma ben articolato.
Per i romanzisti russi ho una passione antica di base, quindi sono di parte.
fratelli karamazov
Ad ogni modo… la scena che mi interessa è la seguente…
C’è una bambina, dai capelli biondi, le gote rosse per freddo, degli stracci addosso. Ha tanta paura. Agita i piccoli pugni prima di venire, accidentalmente, sbranata dai cani di un generale russo.
L’immagine di per sè è agghiacciante… è l’innocenza per antonomasia.
Su questo episodio parte un interessante dialogo sul concetto di giustizia divina che vorrei cercare di riportare.
La questione è la seguente:
“Immagina di essere tu a costruire l’edificio del destino umano, con lo scopo ultimo di far felici gli uomini, di dare loro pace e tranquillità; ma immagina che per arrivare a questo sia necessario e inevitabile far soffrire un solo piccolo essere, per esempio quella bambina che si batteva il cuore con il minuscolo pugno e sulle sue lacrime invendicate, fondare appunto questo edificio; accetteresti di essere architetto a queste condizioni?”
Dimmelo e non mentire!!!
chiavi da $
Ebbene… detta nel 2012… quanto vale una vita umana per te rispetto alla tua e alla pace dei sensi generale?
Suona un po’ come: c’è una bomba sull’aereo… atterro e cerco di salvare i passeggeri, rischiando la vita dell’intero aeroporto o scoppio in volo e buonanotte? Sempre di numeri si tratta…
Il dilemma è articolato, ma molto semplice in realtà.
Alla fine l’autore dice… “il prezzo è troppo alto”, non ci sta in sostanza.
Ma la riflessione che segue è ancora più intensa per me.
Mettiamo il caso, dice, che esista un paradiso e quindi “un perdono universale per tutti nei confronti di tutti”.
E che quindi uno, in sostanza, dovrebbe fregarsene nel nome di un’armonia eterna che ci riscatterà prima o poi.
Quel perdono cristiano che hanno cercato di inculcarci nei secoli, in cui il generale russo, in teoria, dovrebbe abbracciarsi con la madre della povera piccola, perché “dio è grande”…
tutti si abbracciano con tutti tipo
Se dovessimo riflettere in questi termini, cioè di giustizia divina, dovremmo trovare un rapido sollievo a sofferenze di ogni sorta.
Ancora una volta l’autore si ribella.
Ma che giustizia vuoi ottenere sull’infelicità degli altri? Ma come fa un uomo onesto a prendere un biglietto sporco di sangue, di miseria e a metterselo in tasca senza dire nulla?
biglietto caro impestà
Solo gli stolti possono pensare che il prezzo di quel biglietto non sia caro.
Allora Fedor giustamente dice… io lo restituisco con rispetto.
Perchè il mio concetto di giusto si scontra con stupide percentuali se, a farne le spese, è la vita umana.
Ancor di più se non ce l’ho, in sostanza, una certezza di armonia divina contingente.
Capito?
E’ meglio avere in carcere un innocente o fuori 100 colpevoli?
Quanto ci sarebbe di giusto nella prima scelta e quanto sarebbe alto il prezzo della nostra salvezza.
Ricordati: quell’innocente potresti essere tu.
TU!